Bambini

Nel corso dello sviluppo è possibile che i genitori si chiedano perché un bambino è triste, agitato, non dorme, non parla, ha delle difficoltà a scuola, non mangia abbastanza, mangia troppo, ha mal di testa o ha mal di pancia. O si interrogano su come aiutare un bambino a fronte di una separazione, un lutto o un evento traumatico. In alcuni di questi casi si tratta di un momento di difficoltà che si risolve in modo naturale e spontaneo.

In altri casi, invece, il disagio può avere rilevanza sul piano psicologico, in particolare se:

• Persiste nel tempo;
• Le soluzioni che si sono messe in atto hanno mantenuto o aggravato il problema;
• La famiglia trova difficoltà ad agire direttamente ed efficacemente sul problema;
• È presente una significativa compromissione del funzionamento nell’ambito familiare, scolastico o sociale.

In questi casi è utile richiedere una consulenza psicologica per poter individuare e comprendere il significato della difficoltà, valutare l’impatto sul funzionamento nei diversi ambiti di vita e ripristinare una situazione di equilibrio e di crescita.

Inizialmente lo psicologo accoglie le richieste e le preoccupazioni dei genitori per individuare il percorso di valutazione psicodiagnostica più adatto a seconda dell’età del bambino e delle difficoltà riportate.

Attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti scientificamente standardizzati e affidabili, come colloqui, test, osservazioni, lo psicologo cercherà di comprendere il disagio del bambino e cercherà di dare una risposta agli interrogativi dei genitori al fine di attivare un percorso per ristabilire una situazione di benessere.

Potrebbe essere utile, in accordo con la famiglia, attivare una rete (che può essere composta, oltre che dai genitori, dagli insegnanti, pediatra, psicologo, neuropsichiatra infantile) per comprendere la natura del disagio al fine di farvi fronte da più punti di vista, trovando la giusta modalità per supportare sia il bambino che i genitori.

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